Figlio di cuore, l’incontro di due mondi
Figlio di pancia, figlio di cuore. In entrambi in casi l’attesa del bambino è un percorso, un viaggio all’interno della propria storia e della propria persona. Durante una gravidanza si aspettano 9 mesi e si abbraccia il proprio bambino; nel caso dell’adozione i tempi sono più lunghi.
Per l’adozione si parte solitamente dalla ricerca di un figlio, analisi mediche, accertamenti, sentenze. Per poi passare a decisioni difficili, burocrazia infinita. Iter che solitamente richiedono anni di attesa. Anni in cui si viene rivoltati come calzini, in cui l’intimità di una coppia non è più tale, in cui tutto viene messo in discussione.
Figlio di cuore: l’incontro tra due mondi.
L’adozione può essere considerata come l’incontro di due traumi, quello del bambino e quello dei genitori che nella maggior parte dei casi hanno dovuto accettare la difficile sentenza dell’infertilità di uno o di entrambi i partner. Diventare genitori di un figlio di cuore è la fine di una strada tortuosa, l’inizio di una riparazione.
L’adozione è un viaggio
L’adozione è un viaggio, non solo interiore, in cui c’è una lotta costante tra la razionalità e l’irrazionalità dei sentimenti. E’ un percorso tortuoso, per niente facile. È una strada lunga, ma percorribile.
Richiede forza, coraggio, denaro e tempo da dedicare. Ha bisogno di una coppia stabile e convinta allo stesso modo. È necessario un desiderio infinito e altrettanta pazienza.
Ci vogliono testa e cuore. Ci vuole consapevolezza. Ci vuole sostegno.
Indicatori di rischio, cosa si intende
Nel corso degli anni e di diverse ricerche (Galli 2001) sono stati elaborati ed elencati alcuni indicatori di rischio che possono avere un grande peso nell’esito dell’adozione; indicatori che riguardano non solo le caratteristiche delle coppie aspiranti l’adozione e dei bambini che vengono adottati, ma anche le difficoltà e gli eventuali errori di valutazione dei professionisti che operano nel campo. E’ infatti fondamentale valutare le caratteristiche della coppia adottante e dei bambini e incrociarle, perché l’incastro deve essere valutato in ogni sua parte.
Gli indicatori individuati sono:
- L’elaborazione dell’infertilità: è necessario che la coppia abbia elaborato il lutto dalla sterilità/infertilità e abbia avuto il tempo di creare uno spazio interno per accogliere un figlio adottivo;
- I disturbi e funzionamento psicosomatico della coppia: spesso, dopo anni di trattamento dell’infertilità, la coppia può iniziare una gravidanza subito dopo avere presentato la domanda di adozione, o anche subito dopo l’arrivo del bambino adottato; altrettanto frequente è il fatto che negli stessi momenti del percorso adottivo, altre coppie manifestino sintomi o malattie psicosomatiche più o meno gravi, che incidono sia durante il percorso che in seguito, sulle dinamiche relazionali con il bambino;
- L’ adozione dopo la morte di un figlio: la richiesta di adozione fatta da queste coppie pone necessariamente di fronte al problema dell’elaborazione del lutto.
I fattori di protezione
Tra i fattori di protezione, invece, che potrebbero garantire un buon percorso adottivo vi è l’accoglienza della storia del bambino adottato. E’ importante rendersi conto che per lui non si tratta di una nuova nascita, in cui il suo passato vada rimosso, negato. Il bambino non ricomincia da zero una nuova vita, ma ricomincia da uno la sua crescita. La storia passata fa parte di lui, e per quanto dolorosa possa essere, è un mattoncino importante nella costruzione della sua personalità e identità.
Il bisogno di recuperare le radici: la famiglia biologica
Spesso, crescendo, il ragazzo adottato sente il bisogno di recuperare le sue radici chiedendo informazioni circa la sua famiglia biologica.
E’ altrettanto importante che i genitori adottivi non neghino questa possibilità, ma anzi lo accompagnino alla scoperta delle sue origini, senza sentirsi defraudati di qualcosa. Questo percorso permette la co-costruzione dell’identità del ragazzo, consentendo a lui di dare una chiave di lettura a ciò che è stata la sua infanzia e la possibilità di mentalizzare dando un significato alla sua storia e alla coppia adottiva di conoscere il figlio nel suo Io più profondo, per poterne capire determinati comportamenti ed emozioni.
Il percorso di adozione: lo psicologo
Quando si inizia il percorso di adozione, ci sono diversi step da fare. Da un punto di vista della mia professione, lo psicologo si occupa della valutazione della coppia genitoriale attraverso colloqui anamnestici e conoscitivi, osservazioni e test psicodiagnostici. Per poter creare l’abbinamento migliore con il bambino. Il percorso psicologico inizia dalla volontà di adozione, continua durante la fase di ricerca e anche dopo l’arrivo del bambino. Spesso affiancando sedute di gruppo con coppie che stanno facendo il medesimo percorso. E’ fondamentale sentirsi accolti, capiti, non giudicati e soprattutto non soli in questa esperienza nuova ed estremamente difficile.
Non smettere mai di crederci
Avere un figlio adottivo significa creare uno spazio, non solo fisico, ma anche e soprattutto mentale per accogliere un bambino generato da altri, con una sua storia, un suo passato, e permettergli di continuare a scriverla con dei nuovi genitori, dandogli una seconda possibilità di vita.
C’è bisogno di tempo per i membri della famiglia per potersi conoscere e riconoscere come tale. All’inizio potrebbe sembrare un percorso infinitamente tortuoso, ma un passo dopo l’altro, piano piano la meta comparirà davanti al vostro sguardo. Non smettete di crederci, mai.
Ci sarebbero tante cose da dire, ma preferisco rimandarvi, con i seguenti link, a tre storie di adozioni che mi hanno colpita, emozionata. Le parole migliori, quelle che vengono dritte dal cuore, possono essere dette solo da chi ci è passato, come genitore e come figlio.
Tre storie di adozione
NON PERDERTI La storia di Andrea.
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Infine il video di Valentina, meglio nota come L’Angolo del Focolare La storia di Valentina, Francesco e Sole.
Psicologa e Psicoterapeuta
@langolo_di_sole
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